Il sacro trova la sua dimora nella carne, si manifesta con essa e attraverso il nostro corpo ci connettiamo all’esperienza spirituale. I valori consumisti e materialisti focalizzano l’attenzione sull’accumulo di beni materiali e viene a mancare la riflessione sul senso profondo della vita, sul suo valore, sulla vita di tutti gli esseri viventi. La carne come nutrimento è divenuta una merce banalizzata, dissociata dalla sua origine animale, svuotata della sua parte spirituale e dal suo significato sacro inteso come connessione con il divino, con l’origine e i misteri della vita. La fetta di carne come residuo dell’essere vivente che lo abitava non ha più un volto, degli occhi in cui potevamo riconoscerci come esseri fatti della stessa materia. L’aureola come riconnessione al sacro appare come il residuo della vita staccata dal corpo. Non c’è più vita ma non per questo dobbiamo considerare la carne solo come materia inanimata con cui cibarci e dimenticare che ospitava come il nostro corpo un essere vivente.
Il sacro trova la sua dimora nella carne, si manifesta con essa e attraverso il nostro corpo ci connettiamo all’esperienza spirituale. I valori consumisti e materialisti focalizzano l’attenzione sull’accumulo di beni materiali e viene a mancare la riflessione sul senso profondo della vita, sul suo valore, sulla vita di tutti gli esseri viventi. La carne come nutrimento è divenuta una merce banalizzata, dissociata dalla sua origine animale, svuotata della sua parte spirituale e dal suo significato sacro inteso come connessione con il divino, con l’origine e i misteri della vita. La fetta di carne come residuo dell’essere vivente che lo abitava non ha più un volto, degli occhi in cui potevamo riconoscerci come esseri fatti della stessa materia. L’aureola come riconnessione al sacro appare come il residuo della vita staccata dal corpo. Non c’è più vita ma non per questo dobbiamo considerare la carne solo come materia inanimata con cui cibarci e dimenticare che ospitava come il nostro corpo un essere vivente.